L'umorismo in Pride and prejudice di Jane Austen

Jane Austen, Orgoglio e pregiudizio. Questo romanzo oggi spesso interpretato cinematograficamente in chiave romantica con intense passioni è avvolto da una scrittura pervasa di lieve umorismo.
Non si tratta solo del sarcastic humor, come lo definisce la stessa autrice, di Mr. Bennet, come quando in risposta alla moglie che lo rimprovera di non avere compassione dei suoi poveri nervi, risponde: “You mistake me, my dear. I have a high respect for your nerves. They are my old friends. I have heard you mention them with consideration these twenty years at last” e con tutto quello che viene dopo. Ogni sua apparizione è una sagace resistenza all’insulsaggine della moglie, come quando ella si ostina a raccontargli ogni giro di danza e ogni vestito femminile indossato al ballo a cui lui si è ben guardato di essere presente, preferendo i suoi libri. Ovviamente piccanti anche se accompagnate con modi di fare benevoli sono le parole di Elisabeth Bennet detta Lizzy, probabilmente un alter ego della stessa Jane Austen. Ma non è privo di umorismo anche Darcy, che continuamente interrotto, mentre scrive una lettera a sua sorella, dalla signorina Bingley che si cimenta in sperticate lodi di lui e di sua sorella, all’ennesima interruzione in cui gli chiede di riferirle che è rapita dalla bellezza del suo ultimo disegno, risponde: “Will you give me leave to defer your raptures till I write again? - At present I have not room to do them justice”(cap. 10) e altrove. Persino Bingley, che certo non si distingue per acume, sempre al capitolo 10 in una discussione tra Mr. Darcy e Lizzy sulla convenienza o meno di cedere alle richieste degli amici, in cui Mr. Darcy vuole che vengano stabiliti con maggiore precisione il grado d’importanza della richiesta e d’intimità tra gli amici, prorompe con queste parole: “By all means, let us hear all the particulars, non forgetting their comparative heigh and seize; for that will have more weight in argument, Miss Bennet, than you may be aware of…”.
Neppure l’antipatica signorina Bingley, su cui così spesso si scaglia l’uomorismo del narratore, ne è priva, come quando nel cap. X, passeggiando con Darcy si diverte a dipingere umoristicamente il suo futuro di sposo, nuoro, cognato di una simile famiglia, concludendo: “Do let the portraits of your uncle and aunt Philips be placed in the gallery at Pembereley. Put them next to your great uncle the judge. They are in the same profession, you know; only in different lines. As for your Elisabeth’s picture, you must not attempt to have it taken, for what painter could do justice to those beautiful eyes?
Lo stesso narratore onnisciente racconta sempre con una leggera velatura di umorismo, che talvolta diventa ironia, come quando in chiusura del capitolo VIII nota, a proposito delle cattive condizioni di salute di Jane: “... his [di Mr. Bingley] sisters declared that they were miserable. They solaced their wretchedness, however, by duets after supper, …”, mettendo a nudo l’ipocrisia dei personaggi in questione, della nobiltà o forse di tutta la società. Ma d’altra parte in quale modo più felice e nello stesso tempo più chiaro sullo stile umoristico dell’intero romanzo si poteva dargli inizio? It is a truth universally acknowledged, that a single man in possession of a good fortune, must be in want of a wife.
E continua.
However little known the feelings or views of such a man may be on his first entering a neighbourhood, this truth is so well fixed in the minds of the surrounding families, that he is considered as the rightful property of some one or other of their daughters. E attacca il famoso dialogo tra Mrs e Mr. Bennet. Certo mancano di umorismo Jane Bennet, che si salva nonostante ciò perché buona e ben disposta a pensare sempre bene e in positivo, una sorta di Lucia manzoniana, ma più bella e dalla religiosità meno evidente, le sorelle minori, una rigida nei suoi studi, e le altre, two of the silliest girls in the country, come le definisce il loro stesso padre (aggiungendo anche: I have suspected it some time, but I am now convinced) e soprattutto totalmente priva dell’acume necessario per essere capace di umorismo è Mrs. Bennet, a woman of mean understanding, little information, and uncertain temper, come la definisce la stessa autrice. E su di lei si scarica l’umorismo non solo del marito, ma dello stesso narratore, come quando Mrs. Bennet si felicita dell’idea di mandare la figlia Jane senza carrozza a casa di Mr. Bingley, vedendo arrivare un temporale, che l’avrebbe inzuppata e trattenuta a casa sua (This was a lucky idea of mine, indeed!). Il narratore aggiunge però subito ironicamente: Till the next morning, however, she was not aware of all the felicity of her contrivance, infatti Jane si ammalerà seriamente e il marito non mancherà di commentare sarcasticamente rimproverando la contrivance della moglie: Well, my dear, …, if your daughter should have a dangerous fit of illness, if she should die, it would be a comfort to know that il was all in pursuit of Mr Bingley, and under your orders. L’intento dell’uomorismo dell’autrice potrebbe essere in definitiva sanamente moralistico e riassunto dalle parole del suo alter ego Elizabeth Bennet nel cap. XI: I hope I never ridicule what is wise or good. Follies and nonsense, whims and inconsistencies do divert me, I own, and I laugh at them whenever I can.

© Oscar Testoni, 29 giugno 2018


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