Cicerone, Fino a che punto abuserai ...

riassunto paragrafo per paragrafo della I Catilinaria

Oscar Testoni, ultima versione 30/11/2022

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I
Ex abrupto Cicerone, senza alcuna introduzione, senza alcuna captatio benevolentiae attacca direttamente Catilina, presente in Senato con sette domande, chiedendogli fino a che punto avrebbe continuato ad abusare della loro pazienza. Tutti conoscevano i suoi piani, le sue riunioni, le sue intenzioni.

II

Eppure nonostante il Senato e il console, che ha pure pieni poteri per il senatoconsulto del 21 ottobre, sappiano tutto, Catilina, che sarebbe dovuto essere già condannato a morte, non solo vive, ma prende parte alle decisioni del Senato e intanto con gli occhi designa chi madare a morte.

III
Segue una digressio con exempla storici: Scipione Nasica da privato cittadino (contrariamente a Cicerone che ha non solo imperium consolare, ma poteri specifici per il senatoconsulto del 21/10) uccise Tiberio Gracco, colpevole di aver fatto approvare una legge agraria osteggiata dal ceto senatorio (A. tedeschi) e da Cicerone vista come un indebolimento dell'ordinamento dello Stato (comunque sempre meno delle stragi e incendi con cui Catilina, secondo Cicerone, intende devastare il mondo); Caio Servilio Ahala uccise di suo pugno Spurio Melio, che aveva tentato di farsi re. Cicerone ricorda a Catilina di avere un forte e severo senatoconsulto contro di lui. È colpa dei consoli (e quindi di Cicerone) che vengono meno ai loro doveri.

IV
Il console Lucio Opimio ebbe nel 121 a.C. mandato dal Senato di contrastare Caio Gracco, fratello di Teberio e la sua politica riformatrice: quella notte stessa fu ucciso lui, l'ex-console Marco Fulvio e i suoi figli. Segue poi il ricordo della dura reazione dei consoli Caio Mario e Lucio Valerio nei disordini seguiti nel 100 a.C. alle azioni del tribuno della plebe Lucio Saturnino e al pretore Caio Servilio. A tali azioni ferme del passato si contrappone la tolleranza loro (venti giorni) che pure hanno ben custodito sotto chiave un senatoconsulto che prevede che Catilina sia immediatamente giustiziato. Cicerone vorrebbe essere clemente, ma non vuole dare l'impressione di essere dissolotus (negligente).

V
In Etruria � stanziato un esercito il cui comandante � a Roma, addirittura in Senato. I boni, se Cicerone lo arrestasse, lo rimprovererebbero del ritardo, ma ancora il console non si decide, finch� non ci sia pi� alcun improbus e alcun perditus, simile a Catilina, che non riconosca la necessità di compiere l'esecuzione.

VI
Finché ci sarà qualcuno che oserà difenderlo, rimarrà in vita, ma sempre sotto sorvegianza. Cicerone lo invita a desistere, visto che tutto ciò che progetta viene alla luce del sole.

VII
Segeue la narratio: con domande retoriche Cicerone lo incalza sui piani precisi di cui � di volta in volta venuto a conoscenza e che ha rivelato:
- 21 ottobre: Cicerone allerta il sento che il 27 ottobre Caio Manlio avrebbe imbracciato le armi
- Cicerone denunciò in senato che il 28 ottobre Catilina aveva intenzione di uccidere gli ottimati.
- 28 ottobre, grazie alle informazioni di Cicerone gli ottmati lasciarono Rona e Catilina, attorniato dalle giardie personali di Cicerone, non riuscì a fare nulla, ma andava dicendo che si sarebbe accontetato di uccidere anche solo Cicerone.

VIII
- il 1 novembre Catilina voleva occupare la colonia di Preneste con un attacco notturno, ma Cicerone lo aveva anticipato, ponendo a difesa sue guarnigioni
- la notte appena trascorsa (7/8 novembre) Catilina si � recato a casa del senatore Marco Leca in via dei falciaioli e altri che si trovavano con lui sono in Senato proprio in quel momento.

IX
Oh dei immortali! Cicerone si trova nel consesso pi� autorevole della terra a chiedere consiglio di governo a uomini che preparano la morte di tutti loro, la rovina della città e del mondo.
Seguono le decisioni prese durante la notte c/o Leca:
  1. ripartizione dell'Italia tra i suoi,
  2. ripartizione dei compiti (chi partiva e chi restava a Roma),
  3. zone di Roma da dare alle fiamme,
  4. individuazione di due cavalieri che poco prima dell'alba avrebbero ucciso Cicerone.

X
Ma Cicerone, sapute queste cose appena sciolata la riunione, mise in sicurezza la sua casa e sventò il tenativo.
Ivita Catilina a portare a termine ci� che ha iniziato, ad andrasene dalla città e a portare con sé quante più persone sia possibile, ripulendo la città.


XI
Ringrazimaneti a Giove Statore protettore di Roma. Fino a quando Catilina ha attentato alla vita di Cicerone, Cicerone si � difeso con le sue sole forze, cautele e amicizie.

XII
Ma ora le aggressioni di Catilina sono rivolte contro tutto lo Stato. Cicerone non farà ciò che andrebbe fatto, perché rimarrebbero all'interno dello Stato gli altri congiurati. Lo invita allora ad andarsene dalla città.

XIII
Sotto forma di domande retoriche gli rinnova l'invito ad andarsene, cosa che aveva già intenzione di fare, tanto tutti a parte i suoi congiurati lo temono e lo disprezzano e sempre sotto forma di doamde retoriche delinea un suo profilo: turpitudo ('oltraggio alla decenza e all'onestà a livello pubblico' A. Tedeschi), dedecus (piano privato), libido, facinus (delitti), flagitium ('sconcezze perpetrate dalla totalità del suo corpo) e corruzione di ragazzi.

XIV
Cicerone parla delle due mogli di Catilina, ma dice di volere evitare di parlarne (delitto su delitto), cos� pure accenna al suo dissesto finanziario, dicendo di non volerne parlare (preterizione).

XV
Il 31 dicembre catilina ha preso parte ai comizi armato con l'intenzione di eliminare i consoli Lepido e Tullio, ma la Fortuna ha fermato il suo piano. Di nuovo dichiarazione di non volere parlare di altri crimini. Quante volte ha tentato di uccidere Cicerone, senza mai riuscirci.

XVI
Cicerone allude a pratiche rituali a cui sarebbe da collegare la propria uccisione. Cicerone, dichiarandosi compassionevole, nota la sua solitudine: nemmeno i suoi lo hanno salutato quando � entrato in Senato e si sono vuotati tutti gli scranni attorno a lui.

XVII
Se Cicerone si accorgesse di essere oggetto di sospetto e avversione da parte dei suoi concittadini, preferirebbe andarsene piuttosto che sopportare i loro sguardi. E se lo temessero e disprezzassero i suoi genitori, non si sotrarrebbe forse al loro sguardo? Bene, la patria, madre comune di tutti lo odia e ha paura di lui.

XVIII
Prosopopea della patria che lamenta che ogni delitto o progetto di delitto negli ultimi anni sono solo opera sua e quindi lo invita ad andarsene.

XIX
Se la patria, come ho detto, pronunciasse queste parole, forse che non dovrebbe ottenrlo, anche se non potesse ricorrere alla forza?
Catilina poi si è consegnato spotaneamente alla custodia cautelare, prima di Manio Lepido (chiedendogli di potere abitare con lui), che ha rifiutato, poi di Cicerone stesso, che ha rifiutato, poi del pretore Quinto Metello, che ha rifiutato e infine dell'amico Marco Metello, descritto antifrasticamente come persona ottima e in grado di vegliare su di lui. Ma il fatto stesso di essersi già giudicato degno di custodia cautelare significa che non � opportuno che resti lontano dal carcere.

XX
Cicerone torna a invitare Catilina ad andarsene, senza che sia Cicerone a fare rapporto in Senato e senza che ci sia un decreto di esilio da parte del Senato, il cui silenzio è già una condanna.


XXI
Se avesse usato le stesse parole contro uno o un altro delle brave persone presenti (e fa appunto due nomi), gli altri lo avrebbero già aggredito. Ora invece il loro silenzio accusa Catilina. Associa anche i cavalieri romani pronti a difendere il Senato romano (Cicerone guarda dunque a una concordia tra le due classi). Riesce a stento a trattenerli ancora a usare le armi contro di lui.

XXII
Se Catilina sceglie di andare in esilio, appena si spegnerà il ricordo dei suoi crimini, si scatenerà una tempesta contro Cicerone. Poco importa a Cicerone, purché sia solo contro di sé e non contro lo stato.

XXIII
Cicerone esorta ancora Catilina ad andarsene su suo invito, in modo da suscitare l'odio contro di sé suo nemico. Se Catilina sceglie di andarsene con la sua schiera di scellerati in modo che sia chiaro che non sia stato spinto da Cicerone, allora accrescerà la sua fama.

XXIV
Cicerone è informato della presenza di uomini armati mandati da Catilina in vanscoperta presso il Foro Aurelio e di suoi accordi già presi con Manlio sul giorno del loro incontro.

XXV
Una cupiditas effrenata ac furiosa lo spingno là. Ha messo insieme un manipolo di uomini depravati abbandonati dalla buona sorte e senza futuro.

XXVI
Quale gioia e felicità tra tali seguaci. A cosa è servita la sua famosa resistenza alla fame e al freddo e a ogni sorta di privazione, se non per una qualche unione illecita o per qualche delitto?

XXVII-XVIII-XXIX
Cicerone facendo fallire l'elezione al consolato di Catilina ha almeno ottenuto che attaccasse lo stato come exsul e non come consul e che la sua azione fosse considerata latrocinium non bellum (in questo modo Cicerone distingue l'azione propria nella legge da quella di Catilina contro la legge).
Segue una nuova prosopopea dell'Italia intera e della res publica, che gli chiedono cosa stia facendo, lasciando andare via impunemente l'ideatore di una tale congiura, tanto da sembrare che non l'abbia cacciato dalla città, bensì aizzato contro di essa. (XVIII) Gli chiede che cosa lo trattenga: forse la tradizione degli avi, quando persino privati hanno condannato a morte cittadini pericolosi? Forse le leggi sulla pena di morte ai cittadini romani, quando non è mai accaduto che coloro che venissero meno ai loro doveri verso lo stato abbiano conservato i diritti di cittadini? Forse il giudizio negativo dei posteri dimostrando mancanza di riconoscenza verso quel popolo romano che ha concesso a lui, privo di avi, di attraversare tutte le tappe del cursus honorum fino al consolato per poi non curarsi della sicurezza dei suoi concittadini per paura di critiche? (XXIX) Le critiche sulla negligenza sono peggiori rispetto a quelle sulla fermezza, come sperimenterebbe se l'Italia venisse distrutta.
Cicerone risponde allora alla res publica che non teme l'avversione derivata dal compiere il proprio dovere e che avrebbe già fatto condannare a morte Catilina se fosse stato convinto che fosse la cosa migliore da fare.

XXX
Vi sono molti senatori che non si accorgono della minaccia o, se l'avvertono, fingono di non vederla: proprio il loro comportamento disonesto o inesperto ha incoraggiato Catilina. Se dunque Cicerone si rivolgesse contro Catilina, questi lo accuserebbero di crudele tirannia. Se invece Catilina raggiugesse Manlio nessuno sarebbe più così stolto da non accorgeresene o spudorato da non ammetterlo. Inoltre se si allontanerà si porterà dietro tutti, radunandoli in un solo posto e così si potrà debellare la radice di questa malattia mortale per la res publica.

XXXI
Arrestare una sola persona è alleviare momentanemante il male senza estirparlo.

XXXII
Se ne vadano e si riuniscano in un solo luogo così che ci sia un muro tra loro e la smettano di attenatare alla vita del console, della città e dello stato.

XXXIII
Pe la suprema salvezza dello stato e per la sua rovina Catilina parta verso la sua guerra "empia e nefasta". Invoca la protezione di Giove Statore della città e dell'impero e lo invita a punire i congiurati da vivi e da morti.

Oscar Testoni, ultima versione 30/11/2022


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