Orationes
Oscar Testoni
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Orazioni giudiziarie
Orazioni deliberative

Cicero
81 a.C.

Pro Publio Quinctio
Prima orazione di Cicerone che ci sia pervenuta, ma probabilmente non la prima da lui pronunciata. Si tratta di una causa di diritto societario. Sesto Nevio era entrato in società con il fratello di Quinzio, l'assistito di Cicerone. Alla morte del fratello, Quinzio, ne aveva ereditato il patrimonio, mantenendo l'accordo di affari con Nevio. Davanti alle richieste di denaro di Nevio per un presunto debito, Quinzio aveva posto fine all'accordo, vedendosi negata la restituzione dei beni del fratello. Quinzio si era quindi rivolto a Cicerone per citare in giudizio Nevio, protetto da influenti personaggi della nobilitas romana e difeso dal celebre avvocato Quinto Ortensio Ortalo, cosa che diede risonanza al processo, e una certa notorietà al venticinquenne Cicerone.
Cicerone sposta l'attenzione dal fatto in sé ai personaggi (Nevio passa dai mariani ai sillani) e contrappone il suo assistito, privo di protezione e povero contro il ricco e ben protetto politicamente avversario: una lotta impari dunque della povertà, della rustica parsimonia, della semplicità dei costumi e del candore morale contro la ricchezza, la potenza, il lusso, la dissolutezza e l'avidità rapace. Non sappiamo con esattezza se Cicerone abbia vinto la causa, ma così oggi si è portati a pensare.
TESTO

80 a.C.

Pro Roscio Amerino
Sesto Roscio è accusato di parricidio e Cicerone lo difende. Siamo nel triste periodo delle proscrizioni sillane e due parenti fanno uccidere il padre di Sesto Roscio. Loro complice è Lucio Cornelio Crisogono potete liberto di Silla, che fa poi inserire il nome del defunto nelle liste di proscrizione per accapparrarsi all'asta le sue molte proprietà territoriali. In seguito, per sbarazzarsi del figlio della vittima, fanno cadere su di lui la colpa del delitto.
L'abilità di Cicerone doveva da una parte arrivare alle responsabilità del potente Crisogono protetto da Silla, dall'altra rivolgere a Silla lodi di maniera. Cicerone rappresenta quella parte della nobiltà che apprezza Silla per la repressione della parte popolare, ma che nel contempo non accetta la dittatura e il potere di un solo uomo.
Lo stile [...] non è ancora quello del Cicerone maturo. L'oratore si mostra legato agli schemi dell'asianesimo allora alla moda: le frasi scorrono veoci e sonore, con cadenza vivaca, piene di neologismi e quasi poeticamente lussureggianti di metafore. Negli anni successivi Cicerone si sarebbe dato molto da fare per "limare" il proprio stile. Già pienamente ciceronianna è invece la capacità ritrattistica, di dipingere personaggi e ambienti in quadri ricchi di colore, spesso con una felice vena satirica[...] (G.B. Conte, Le Monnier 1987)
Roscio fu assolto.
TESTO
Dopo il processo Cicerone si allontanò da Roma o per problemi di salute o per evitare vendette da parte di Crisogono o Silla. Va a perfezionare il suo stile in Grecia e in Asia e torna dopo la morte del dittatore. Nel 76 ricopre la questura in Sicilia.

Silla

70 a.C.

Verrinae (orationes)
Divinatio in Caecilium
(1)
Cicerone chiede contrapponendosi a Cecilio di sostenere l'accusa per il processo per concussione (de repetundis) per conto dei Siciliani contro Gaio Verre, governatore della Sicilia dal 73 al 71 a.C.

Acio prima in Verrem
(1)
Requisitoria tenuta nel primo dibattito giudiziario - Verre schiacciato dall'evidenza delle accuse, partì in esilio senza aspettare la seconda parte del processo

Actio secunda in Verrem
(5)
Orazioni mai pronunciate, per la fine del processo dopo la "fuga" di Verre, schiacciato dalle accuse - Con esse si denunciano i numerosi misfatti compiuti da Verre durante il governo della Sicilia e nel periodo precedente - Verre venne condannato in contumacia

Nuovamente l'avversario professionale di Cicerone è Quinto Ortensio Ortalo, re del foro, ma il cui esasperato manierismo asiano dovette apparire stucchevole davanti a uno stile di Cicerone ormai maturo e duttile. La sua fu una vittoria anche letteraria. Cicerone aveva raccolto in grande fretta le prove contro Verre per anticipare i tempi del processo: Quinto Ortensio Ortalo infatti era stato designato come console per il 69 a.C. e si sarebbe trovato in una posizione di vantaggio politico.
Le Verrine furono considerate già nell'antichità un capolavoro di eloquenza (Garbarino, Pasquariello, Paravia 2016). Lo stile delle Verrine è già pienamente maturo; Cicerone ha eliminato alcune esuberanze e ridondanze, ma senza per questo accostarsi all'eloquenza secca e scarna degli atticisti. [...] Anche qui Cicerone si rivela maestro nell'arte del ritratto [...] (G.B. Conte ibidem)
TESTO: M. TVLLI CICERONIS DIVINATIO IN CAECILIUM ORATIO

TESTO: IN C. VERREM ORATIO ACTIO PRIMA

TESTO: ACTIONIS IN C. VERREM SECVNDAE LIBER PRIMVS

TESTO: ACTIONIS IN C. VERREM SECVNDAE LIBER SECUNDUS

TESTO: ACTIONIS IN C. VERREM SECVNDAE LIBER TERTIUS

TESTO: ACTIONIS IN C. VERREM SECVNDAE LIBER QUARTUS

TESTO: ACTIONIS IN C. VERREM SECVNDAE LIBER QUINTUS


69 a.C. (o 71?)

Pro Tullio
Giuntaci frammentaria l'orazione difende un proprietario terriero aggredito sulla sua proprietà da una banda di schiavi del proprietario dei possedimenti confinanti. Si tratta di una denuncia della situazione di insicurezza in cui versavano ampie zone d'Italia, in cui gli schiavi venivano incitati dai proprietari come strumenti di contesa contro i nemici.

69 a.C.

Pro Fonteio
Giuntaci frammentaria l'orazione difende l'ex governatore della Gallia Narbonese, accusato degli stessi reati di Verre. Cicerone mostra le differenze tra Fonteio e Verre e l'appoggio del primo sia all'opera di romanizzazione della Gallia, che avavea favorito l'arrivo di molti Romani del cete equestre sia l'appoggio a Pompeo nella lotta contro Sertorio. Insomma aveva agito per Roma. Non è noto il risultato del processo

69 a.C.
Pro Caecina
Complicata causa per l'attribuzione di proprietà in eredità a cui si aggiungono problemi di cittadinanza (infatti Silla aveva tolto la cittadinanza ai volterriani)
TESTO

69 a.C.
Pro Cluentio
Aulo Clenzio viene assolto dal reato di veneficio, grazie alla difesa di Cicerone, in un complicato caso di omicidi per eredità che vedevano al centro proprio la madre Sassia, donna di osceni costumi, e il suo terzo marito Oppianico.
TESTO

Cicerone, pretore, tiene questa orazione davanti al popolo a favore della legge che assegna a Pompeo poteri straordinari per combattere contro Mitridate. I poteri straordinari vengono giustificati per la gravità eccezionale del conflitto. L'orazione contine un grandioso elogio di Pompeo. La legge di Manilio fu approvata all'unanimità
Secondo G.B. Conte (ibidem) questa orazione in difesa dei lucrosissimi interessi dei pubblicani in Asia, ostacolati da Mitridate, va vista nella prospettia ciceroniana di cementare quella concordia dei ceti abbienti (senatori e cavalieri) nella quale incominciava a scorgere la via d'uscita dalla crisi che minacciava la repubblica. Inoltre avrebbe avuto bisogno anche dell'appoggio del ceto equestre (da cui peraltro proveniva) per aspirare al consolato, necessario per realizzare il suo progetto
TESTO
66 a.C.

Pro lege Manilia de imperio Gnaei Pompei
Pompeo

Il tribuno Rullo presenta un progetto di legge agraia, probabilmente con la complicità di Cesare. Cicerone si oppone con tre orazioni.
TESTO 1 - TESTO 2 - TESTO 3
63 a.C.
De lege agraria

Cicerone denuncia il piano eversivo, prima della sua realizzazione, Catilina presente (immagine a sx)
8 novembre Davanti al Senato
I Catilinaria
63 a.C.
Catilinariae (orationes)

Cicerone denuncia il piano eversivo, prima della sua realizzazione
9 novembre Davanti al popolo
II Catilinaria

Cicerone informa il popolo dell'arresto dei seguaci di Catilina, rimasti a Roma
3 dicembre Davanti al popolo
III Catilinaria

Cicerone cerca di convincere il Senato di infliggere la condanna a morte ai catilinari arrestati
Dopo l'intervento anche di Catone, i Catilinari furono condannati a morte
Approfondimento sulla IV Catilinaria in questo sito
5 dicembre Davanti al Senato
IV Catilinaria
Quo usque tandem abutere, Catilina, patientia nostra? (Cicero, Catilinaria I, 1)
(Cicerone denuncia Catilina, 1880, affresco di Cesare Maccari; Roma, Palazzo Madama, Sala Maccari)

62 a.C. - Pro Archia
Cicerone difende il poeta greco Archia accusato di aver usurpato il diritto di cittadinanza romana. L'orazione è l'occasione per un'appassionata esaltazione della poesia e della cultura. Archia fu assolto

Discorso di ringraziamento dopo il suo rientro dall'esilio a Roma
Tendenza di Cicerone all'autocelebrazione
Davanti al Senato
57 a.C.
Cum senatui gratias egit oratio

Discorso di ringraziamento dopo il suo rientro a Roma dall'esilio
Tendenza di Cicerone all'autocelebrazione
Davanti al popolo
57 a.C.
Cum populo gratias egit oratio

Clodio aveva non solo ottenuto che Cicerone fosse mandato in esilio, ma anche che la sua casa sul Palatino venisse abbattuta e che il terreno su cui sorgeva venisse consacrato alla dea Libertas. Cicerone chiede che venga dichiarata illegale tale consacrazione e gli venga restituito il terreno.
Raggiunge il suo scopo
Davanti al collegio dei pontefici
57 a.C.
Pro domo sua oratio

56 a.C. - Pro Sextio
Cicerone difende il tribuno della plebe che l'anno precedente era riuscito a farlo tornare dall'esilio. Sestio è accusato di violenza (de vi), avendo organizzato bande armate da opporre a quelle di Clodio. Pur essendosi sempre schierato su posizioni legalitarie, qui Cicerone giustifica il suo assistito, perch´ ritiene che il ricorso a mezzi illegali sia reso necessario proprio per difendere le istituzioni gravemnete minacciate dai programmi eversivi dei popolari. Lancia un appello per il consensus bonorum omnium che miri alla salvaguardia degli interessi comuni. Sestio fu assolto

56 a.C. - Pro Caelio
Cicerone difende il giovane Marco Celio Rufo accusato di avere rubato dei gioielli a una sua ex amante Clodia e di aver tentato il suo avvelenamento. Clodia, probabilmente la Lesbia di cui canta Catullo, era sorella del tribuno della plebe Clodio, che aveva fatto andare in esilio Cicerone, radere al suolo la sua casa e consacrarne il terreno alla dea Libertas. Cicerone può rifarsi dei torti subiti da Clodio contro la sorella, presentata come una proterva meretrix procax. Celio fu assolto.

52 a.C. - Pro Milone
Cicerone difende Tito Antonio Milone, ricco e influente padrone di gladiatori, per il processo de vi per la morte di Clodio, ucciso durante una rissa tra la banda armata che lo scortava e uomini al seguito di Milone. Cicerone in questa orazione sostiene la tesi di legittima difesa e afferma che Clodio ha trovato la giusta punizione ai suoi numerosi delitti con una morte provvidenziale per Roma. La conclusione è una lunga, bella e commovente perorazione. L'orazione non fu mai pronunciata a causa dei disordini provocati dal popolo e Milone fu condannato.

Chiamate Antonianae contro Antonio che Cicerone vuol fare dichiarare hostis publicus, sono state dallo stesso Cicerone in una lettera a Bruto paragonate a quelle dell'ateniese Demostene contro Filippo di Macedonia e per questo note come Philippicae. La seconda, in cui Cicerone finge di rivolgersi dierattemente ad Antonio presente in Senato, non fu mai pronunciata, ma semplicemente fatta girare come pamphlet. Queste orazioni gli costeranno di lì a poco la vita.
44-43 a.C.
Philippicae orationes Antonianae orationes

Oscar Testoni (ultima versione: 12 settembre 2019)


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