Vivamus mea Lesbia, atque amemus
Catullus, Carmina, V

Oscar Testoni, ultima edizione: 17/01/2022

V. ad Lesbiam

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Vivamus mea Lesbia, atque amemus,



rumoresque senum severiorum



omnes unius aestimemus assis!



Soles occidere et redire possunt:



nobis cum semel occidit brevis lux,



nox est perpetua una dormienda.



da mi basia mille, deinde centum,



dein mille altera, dein secunda centum,



deinde usque altera mille, deinde centum.



dein, cum milia multa fecerimus,



conturbabimus illa, ne sciamus,



aut ne quis malus invidere possit,



cum tantum sciat esse basiorum.
Vivamus, amemus, aestimemus sono tre congiuntivi esortativi. Catullo invita l'amante Lesbia (si noti la centralità dell'apostrofe in vocativo: Lesbia, accompagnata dal possessivo mea) a vivere il loro amore e ad amarsi. Ci sono però le critiche per il loro amore irregolare: Catullo invita Lesbia a non terne conto, a stimare (aetimemus) tutte le chiacchiere (omnes rumores, accusativo plurale) dei vecchi troppo severi (senum severiorum, genitivo plurale, con severiorum aggettivo in grado comparativo assoluto) un solo asse, ovvero poco, niente: si tratta di un genitivo di stima (ās, āssis è una moneta di rame di una libbra il cui valore è diminuito nel tempo) - V. 2: allitterazione di s e m e omoteleuto in -um.
Dall'invito all'amore, come una sorta di spiegazione dell'esortazione stessa, segue il pensiero della morte.
Il soggetto è Soles, i predicati verbali sono due retti dal servile possunt: occidere et redire. Risulta strano il plurale di un corpo celeste unico e appropriata la proposta di considerarlo per metonimia i giorni, perché quello è il senso. A me piace tradurlo con 'i soli', in contrapposizione con nox, che è oltretutto una (al contrario dei soles che sono tanti) e perpetua. Soles è in contrapposizione anche alla brevis lux: infatti seppure 'luce' e 'sole' non siano in sé in contrapposizione, il 'breve' e il suo essere singolare mostrano un contrasto forte tra il perpetuo tramontare e risorgere del sole e quindi del ritornare periodico dei giorni con l'unico corso breve dato alla luce dell'uomo. Ecco perché continuo a tradurre 'soli' con quel plurale, che mostra il perpetuo tornare del sole in contrasto con l'unico corso della vita dell'uomo: 'I soli possono tramontare e ritornare'.
Segue una costruzione perifrastica passiva (ovvero il gerundivo + sum ad esprimere un fato, una necessità): il predicato della perifrastica = est dormienda) - soggetto = una perpetua nox - dativo d'agente ad esprimere chi compie l'azione = nobis. Il verbo intransitivo dormire al passivo è spiegabile col soggetto nox, ovvero il ribaltamento al passivo della forma con l'oggetto interno dormire noctem. A questa proposizione segue una subordinata temporale con il cum semel + l'indicativo: soggetto = brevis lux, predicato verbale = occidit, unito all'avverbio numerale semel: 'noi, appena è tramontata una sola volta questa breve luce, dobiamo dormire una sola perpetua notte'. Si noti la contrapposizione lux / nox, tra fine verso e inizio verso, impreziosito da omoteluto, amplificato dalla contrapposizione degli attributi brevis / perpetua e ulteriormente impreziosito dal chiasmo che amplifica la contrappopsizione : occidit brevis lux / nox est perpetua una dormienda (predicato - aggettivo - soggetto / soggetto - aggettivi - predicato).
La reazione al pensiero della morte è l'imperativo (da) rivolto a Lesbia per ricevere (mi forma contratta del dativo mihi del pronome di prima persona) una quantità innumerevole di baci e perdervisi: prima mille, poi cento, poi un'altra volta mille, poi una seconda volta cento, poi ininterrotamente (usque) altri mille e poi cento. Ben sei volte viene ripetuto denide o dein in una frenetica anafora, mentre i versi 7, 8 e 9 contrappongono anche l'epifora di centum. Basium è attestato in Catullo, era probabilmente di uso popolare e forse di origine celtica. I termini latini appropriati sarebbero: osculum, il più formale, e savium, più sensuale.
Segue un gruppo di quattro versi dal contenuto apotropaico: qualcuno, sapendo che possano esistere così tanti baci, può invidiarli e gettare su di loro un malocchio, allora bisogna confonderli, mescolarli in modo da non sapere quanti baci si siano dati, per non fornire ai nemici dati certi, necessari per produrre un malificio. La princiale è Dein ... conturbabimus illa in tempo futuro, con soggetto sottinteso nos e complemento oggetto illa, riferito a basia): 'poi ... li confonderemo/li mescoleremo'. Il verbo è qui usato probabilmente nell'accezione finanziaria, quando in bancarotta si cerca di imbrogliare i conti. La principale è preceduta da una subordinata temporale con valore di anteriorità (infatti il tempo è al futuro anteriore fecerimus): cum milia multa fecerimus: quando ne avremo fatti molte migliaia, quando ne avremo messi insieme / sommati / contati molte migliaia. La principale è seguita da due finali: 1) ne sciamus: congiuntivo presente di contemporaneità rispetto a un tempo principale ('per non sapere'); 2) aut nequis malus invidere possit: soggetto aliquis malus (alcun malvagio, ma poiché la frase è negativa, 'nessun maligno'), predicato verbale possit invidēre ('possa gettar[ci] il malocchio', ovviamente possit è sempre un congiuntivo presente di contemporaneità rispetto a un tempo principale). Alla seconda subordinata finale è subordinata una proposizione con il cum + congiuntivo, cum ... sciat (sapendo), che a sua volta regge una subordinata infinitiva: tantum ... esse basiorum, in cui tantum è soggetto di esse in funzione predicativa col significato di 'esitere' e basiorum è genitivo partitivo di tantum. Ovviamente non traduciamo: 'sapendo che esita tanto di baci', bensì 'sapendo che esitano tanti baci'.
Il componimento è giocato sulle contrapposizioni:
- amore VS malevolenza
- vita/luce VS morte/buio
- caducità VS eternità
- pluralità VS unicità

I registri linguistici alti e i toni solenni dei versi 4, 5 e 6 si contrappongono al lessico e alle locuzioni colloquiali: basium, astimare unius asis o addirittura settoriali: conturbare (finanza), invidere (magia).
vīvo, vīvis, vixi, victum, vīvĕre
amo, as, avi, atum, are = amare
aestĭmo, aestĭmas, aestimavi, aestimatum, aestĭmāre
occĭdo, occĭdis, occidi, occasum, occĭdĕre
redeo, is, ii, itum, ire = ritornare
possum, potes, potui, posse
dormĭo, dormis, dormii, dormitum, dormīre
do, das, dedi, datum, dāre
făcĭo, făcis, feci, factum, făcĕre
conturbo, conturbas, conturbavi, conturbatum, conturbāre
scĭo, scis, scii, scitum, scīre
invĭdĕo, -es, invidi, invisum, -ēre
sum, es, fui, esse.

Oscar Testoni, ultima edizione: 14/01/2022


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