Riccardo di San Vittore, De quattuor gradibus violentae caritatis

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Riccardo di San Vittore,
Profondo come l'abisso è l'amore.
De quatuor gradibus violentae caritatis.

Introduzione, traduzione dal latino e note
a cura di Oscar Testoni.
Edizioni Qiqajon, Bose - Magnano (BI), Agosto 1995.
Collana: Padri occidentali
Pagine: 44

Il primo grado della violenta carità è la carità che ferisce e ha come caratteristica quella di essere un amore insuperabile; il secondo grado è la carita che lega e la sua caratteristica è quella di essere un amore inseparabile; il terzo è la carità che rende languidi e si tratta di un amore unico; il quarto è la carità che fa venir meno ed è un amore insaziabile.
L'analisi dei quattro gradi dell'amore violento è condotta in due modi distinti secondo l'oggetto dell'amore violento: nei capitoli dal 6 al 17 l'oggetto dell'amore è una realtà terrena; nei capitoli dal 21 al 47 l'oggetto dell'amore è Dio (Oscar Testoni, Qiqajon, p. 5). Ora nei desideri spirituali quanto è maggiore il grado dell'amore tanto è anche migliore; nei desideri carnali quanto è maggiore tanto è anche è anche peggiore. (Riccardo, c.18, trad. O.Testoni)
I quattro gradi dell'amore violento in diezione di Dio diventano quattro gradi della contemplazione (cc. 30-47). Il primo è la necessità del rigore per lasciare le comodità dell'Egitto e lasciarsi condurre "nella solitudine del deserto" ove l'anima è inebriata dalla dolcezza di Dio, che qui "esibisce la sua presenza in modo da non mostrare il suo volto" (c.32). Nel secondo l'anima ascende i primi due cieli, vede Dio, ma non può ancora avvicinarsi a lui. Nel terzo l'anima è rapita in quel terzo cielo a cui non si può ascendere, passa totalmente in Dio e si trasforma completamente: le metafore sono quelle del metallo che diventa incandescente e si liquefà, perdendo il proprio colore e la propria forma per assumere, nella prima metafora, il colore del fuoco (= Dio) e, nella seconda, la forma che il fabbro (= Dio) vuole (O. Testoni, op.cit., p.5-6). E proprio qui sta il sorprendente: cos'altro ci può essere dopo un terzo grado in cui l'uomo è rapito in Dio e si trasforma completamente, liquefacendosi e assumento il "colore" di Dio e la forma che Dio vuole? La ridiscesa! Eh sì, perché, proseguendo la seconda metafora, qual è la forma dello stampo su cui il fabbro (=Dio) vuole che coli e si conformi l'anima? L'umiltà di Cristo! E così il quarto grado è la ridiscesa nel mondo al di sotto di sé per farsi intercessore degli uomini, avere l'audacia di "contestare la somma sapienza e resistere all'onnipotenza" e desiderare persino di "divenire anàtema ad opera di Cristo per i propri fratelli". Veramente sorprendenti le ultime pagine di questo scritto manstico che pongono come il più alto grado dell'amore e della contemplazione stessa non l'annullamento in Dio, bensì il ritorno nel mondo e il rischio di separarsi persino da Cristo (dal quale per altro in questo grado non ci si può più separare) per essere vicini a tutti gli uomini (O. Testoni, op.cit., p.6). Ma questo può ben essere meglio compreso considerando che la comunità di San Vittore di canonici regolari, si trovava a Parigi, quindi era un monastero di città e la caritas, per questi monaci, non era solo oggetto di contemplazione, ma anche e soprattutto patica quotidiana (O. Testoni, op.cit., p.4).
Mentre nei desideri umani il progredire dell'anima nella violenza della carità, nel suo passare dall'insuperabilità all'inseparabiltà, da questa all'nicità e poi all'insaziabilità, comporta la totale esclusione di ogni altro affetto e una progressiva chiusura in una prigione sempre più stretta, fino alal situazione psicologica abilmente descritta nel c. 16, che ricorda certi versi di Catullo, riguradante un amore così insaziabile da convivere inguaribilmente con l'odio, nei desideri divini, invece, proprio nel punto di massima concentrazione in Dio della violenza dell'amore, e proprio per il fatto che l'amore dell'uomo si è uniformato sul modello di Cristo, si ha l'esplosione di questo amore verso l'esterno, verso tutti gli uomini.(O. Testoni, op.cit., p.7).
Il linguaggio di questo scritto è ricco di espressioni che si avvicinano a quelle del lirismo amoroso (con una reciproca influenza tra la laetteratura amorosa che fioriva proprio in quel periodo in tutta Europa e quella mistica) e talvolta anche di immagini carnali. Non deve dare scandalo ciò: era tipico della letteratura mistica occidentale utilizzare, sulla scorta dell'interpretazione del biblico Cantico dei Cantici, immagini plastiche anche erotiche per rappresentare in modo concreto la spiritualità.


to be finished

Oscar Testoni, 14 agosto 2019
Chi sale fino a questo grado della carità, senza dubbio è a un tale stadio dell'amore che può con verità dire: "Mi sono fatto tutto a tutti per fare tutti salvi". Dunque chi si trova in questa condizione desidera "divenire anàtema ad opera di Cristo per i" propri "fratelli".(Riccardo)

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