Niccolò Machiavelli (1469 - 1527)

Oscar Testoni, ultima edizione: 17/02/2020

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I PERIODO 1469-1497 LA GIOVINEZZA - GLI STUDI - L'OSSERVAZIONE DEL MONDO

Solida conoscenza AUTORI CLASSICI LATINI (greci in traduzione) e della TRADIZIONE LETTERARIA ITALIANA (Dante, Petrarca, Boccaccio)


II PERIODO 1498-1512 IL SEGRETARIATO FIORENTINO
1498: Savonarola sul rogo
Repubblica
1512: Ritorno Medici

Predomina la LUNGA ESPERIENZA DELLE COSE MODERNE


In qualità di segretario della seconda Cancelleria non aveva un rilievo sul piano della politica pratica, ma poteva acquisire esperienza diretta degli avvenimenti politici di quegli anni che videro la fine del sistema degli stati italiani e della loro indipendenza. Accumulò vastissime esperienze, viaggiò tantissimo e quattro volte anche in Francia (1500, 1504, 1510, 1511) renedendogli particolarmente significativa l'esperienza delle cose di Francia, che ricorre spesso nei suoi scritti di questo periodo e nei successivi.


SCRITTI DI CARATTERE OCCASIONALE
DISPACCI DIPLOMATICI informazioni riservate
OPERETTE destinate a circolare su: |
la FRANCIA : De natura gallorum (psicologia del popolo), Notula per uno che va ambasciatore in Francia (cerimoniale delle missioni diplomatiche) Ritratto delle cose di Francia (analisi dei motivi del prestigio e della forza dei re di Francia: accentramento del potere del re, ampiezza dei possessi legati alla corona, fedeltà dei baroni, rapporto verso i sudditi NON tirannico, ma regolato dalle leggi)

il VALENTINO (Cesare Borgia): ammirazione per l'energia, l'audacia, le capacità diplomatiche del Borgia (⇒ incarnazione del PRINCIPE)

la GERMANIA analisi cause della debolezza dell'impero

tante altre opere minori

III PERIODO 1512-1520 POST RES PERDITAS
1512: Ritorno Medici ⇒ licenziamento dalla cancelleria ed ESILIO a San Casciano

Predomina la CONTINUA LEZIONE DELLE ANTIQUE


LETTERA AL VETTORI

Racconto di una giornata del suo esilio tra letture di poeti e attività quotidiane anche umili, ma a sera ...
Venuta la sera, mi ritorno in casa, ed entro nel mio scrittoio; e in sull'uscio mi spoglio quella veste cotidiana, piena di fango e di loto, e mi metto panni reali et curiali; e rivestito condecentemente, entro nelle antique corti delli antiqui uomini; dove da loro ricevuto amorevolmente, mi pasco di quel cibo che SOLUM è mio e che io nacqui per lui. Dove io non mi vergogno parlar con loro e domandarli della ragione delle loro azioni; e quelli per loro umanità mi rispondono; e non sento,, per quattro ore di tempo, alcuna noia, sdimentico ogni affanno, non temo la povertà, non mi sbigottisce la morte: tutto mi trasferisco in loro. E perché Dante dice che non fa scienza senza lo ritenere lo avere inteso, io ho notato quello di che per la loro conversazione ho fatto capitale, e composto un opuscolo De principatibus; dove io mi profondo quanto io posso nelel cogitazioni di questo subietto, disputando che cosa è principato, di quale spezie sono, come e' si acquistano, come e' si mantengono, perché e' si perdono ...

Principe (De principatibus)

Scritta di getto tra il luglio e il dicembre del 1513, secondo la lettera al Vettori (dicembre 1513), Machiavelli voleva dedicare l'opera a Giuliano de' Medici, ma essendo morto scrive posteriormente (tra il settembre 1515 e il settembre 1516) la dedica a Lorenzo (figlio di Piero, nipote di Giuliano e del Magnifico) e forse pure l'appassionata esortazione finale a liberare l'Italia dai barbari. L'opera viene pubblicata postuma nel 1532.
Diviso in 26 capitoli, l'opera s'inserisce nella tradizione della trattatistica politica, fiorente sia nel Medioevo che nel Quattrocento. Machiavelli poteva inoltre rifarsi anche a un certo tipo di pubblicistica politica occasionale circolante in Firenze.
La rottura dell'opera non sta dunque nel genere, bensì nei contenuti e nel metodo di analisi.
  • una riflessione teorica
  • un'indagine rigorosa sulla realtà così com'è (la realtà effettuale) e non su come sul piano etico o ideale, si desidera che sia (la immaginazione di essa).
- . - . - . - . - . - . - . - . - Analisi del contenuto del Principe


Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio

Iniziati nel 1513, prima del Principe vennero interrotti per la stesura di getto del Principe e poi ripresi e terminati entro il 1517 e pubblicati postumi.
primo libro struttura interna dello stato
secondo libro organizzazione militare dello stato e le guerre
terzo libro cause di grandezza e di declino
Vi è un apparente contraddizione tra i Discorsi e il Principe, i primi infatti danno spazio al popolo, assente nel secondo, vagheggiano una repubblica, mentre nel secondo si tratta di uno stato assoluto, condannano Cesare, contro l'esaltazione del Valentino del secondo.
Il primo probabilmente viene interrotto proprio al capitolo XVIII del I libro, quando si occupa di come mantenere uno stato libero nelle città corrotte, proprio il problema che affliggeva Firenze e l'Italia in quel periodo.

Da tutte le soprascritte cose nasce la difficultà o impossibilità, che è nelle città corrotte, a mantenervi una republica o a crearvela di nuovo. E quando pure la vi si avesse a creare o a mantenere, sarebbe necessario ridurla più verso lo Stato regio che verso lo Stato popolare, aciocché quegli uomini i quali dalle leggi per la loro insolenzia non possono essere corretti, fussero da una potestà quasi regia in qualche modo frenati.

Si entra così nell'ambito del Principe, che propone - come rimedio eccezionale alla ruina d'Italia e alla corruzione degli uomini - la soluzione di uno Stato nuovo, fortemente dominato dalla figura del principe. (Salinari-Ricci, 1983)
PRINCIPE: creazione di uno stato nuovo nella situazione italiana di quel periodo
DISCORSI: mantenimento dello Stato e dei suoi ordinamenti migliori
Proprio perché non si parla di un principato nuovo ma di uno Stato di antica tradizione e di solidi ordinamenti come quello romano, nei Discorsi al popolo si dà un'importanza che non ha mai nel Principe: la partecipazione del popolo alla vita politica è importante per garantire allo Stato solidità e durata che vada al di là della vita del principe. Da ciò la superiorità del regime repubblicano che meglio può, per la ricchezza delle sue articolazioni e per la stessa diversità dei cittadini, accomodarsi alle diversità de' temporali e resistere alla variazione della fortuna
    Alcuni temi:
  • la lotta tra patrizi e plebei non indebolì Roma, ma le permise di raggiungere ordinamenti politici sempre più perfetti ⇨ importanza della dialettica politica quando si svolgono nel quadro di una struttura politica salda come quella di Roma e non degenerino in faziose lotte di parte.
  • funzione morale e civile della religione quando si mantenga genuina e incorrotta: se nel Principe la religione sembrava configurarsi come semplice instrumentum regni qui occupa un posto molto importante in quanto, insieme alle buone leggi e alle buone armi, è uno dei pilastri fondamentali sui quali si regge lo Stato: cosa del tutto necessaria a voler mantenere una civiltà, fattore unificante, che garantisce il rispetto di determinati valori morali. [...] la sua decadenza porta con sé quella della società e, viceversa, costituisce un fattore decisivo di rinnovamento. (Salinari-Ricci)
    se ne' principi della repubblica cristiana si fusse mantenuta, secondo che dal datore d'essa ne fu ordinato, sarebbero gli stati e le repubbliche cristiane più unite e più felici assai che non le sono
    1. condanna della Chiesa corrotta
    2. riconoscimento della duplice funzione morale e civile della religione quando si mantenga genuina e incorrotta ⇨ aspirazione a una riforma religiosa (elemento comune a buona parte del pensiero umanistico: Salutati, Bruni, Ficino, Tommaso Moro, Erasmo da Rotterdam, Gerolamo Savonarola e furi dalla Chiesa cattolica Lutero, anche se l'attenzione di Machiavelli è non sulla formazione del buon cristiano, ma del buon cittadino)

Arte della guerra

    Trattato dialogico.
  • Necessità di un esercito formato da un ARRUOLAMENTO DI CITTADINI E SUDDITI
  • Superiorità della FANTERIA sulla CAVALLERIA (e persino sulle stesse armi da fuoco)
  • Infedeltà truppe mercenarie
  • Problema politico di fondo e PUSILLANIMITÀ DEI PRINCIPI ITALIANI -> amaro senso di inutilità e sconfitta, ma l'Italia pare nata per resuscitare le cose morte

Mandragola

... ... ...
IV PERIODO 1520-1527 TENTATO RITORNO ALLA VITA POLITICA
Affannoso tentativo di reinserirsi nell'attività politica al servizio dei Medici, che si conclude col definitivo allontanamento nel 1527, pochi mesi prima della morte.
Istorie fiorentine: la rinnovata attività pratica mette in secondo piano la riflessione teorica ⇨ problemi storiografici
Storia di Firenze in 8 libri dalle ORIGINI alla MORTE di LORENZO IL MAGNIFICO
    Non è un'obiettiva esposizione degli avvenimenti più importanti, ma:
  • STORIA GLOBALE DI FIRENZE: storia dei principi e dei grandi, del popolo grasso e dei ciompi, delle guerre esterne e delle fazioni interne
  • ESEMPLIFICAZIONE ATTRAVERSO I FATTI DELLE IDEE POLITICHE CHE GLI ERANO CARE: storia letta alla luce di un preciso giudizio politico ⇨ un giudizio critico su Firenze, dilaniata dalle fazioni, incapace di darsi ordinamenti civili stabili.
    • RESPONSABILITA' della CHIESA nel procsso unitario italiano
    • MILIZIE
    • PRINCIPE NUOVO
    • appassionata perorazione a favore della LIBERTA' REPUBBLICANE

Oscar Testoni, ultima edizione: 17/02/2020


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