Carlo Goldoni, La locandiera
Oscar Testoni

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Commedia in tre atti rappresentata per la prima volta in Venezia nel Carnevale dell'anno 1753.
L'autore a chi legge L'autore ritiene questa la più istruttiva delle sue commedie. Mette infatti in guardia gli uomini, anche e soprattutto quelli che disprezzano le donne, e per questo non le conoscono e cadono nei tranelli delle arti femminili. Goldoni stesso diffidava che un tale dispregiatore delle donne potesse innamorarsi in poche ore ma condotto dalla natura di passo in passo, il personaggio cade vittima alla fine del secondo atto. L'infierire della donna sull'uomo vinto rende odioso il carattere delle incantatrici sirene. Dunque Goldoni vuole che alcun gli sia grato della lezione che gli offre. Inoltre le donne che oneste sono, giubileranno anch'esse che si smentiscano codeste simulatrici, che disonorano il loro sesso, ed esse femmine lusinghiere arrossiranno in guardarmi.

PERSONAGGI

IL CAVALIERE DI RIPAFRATTA
IL MARCHESE DI FORLIPOPOLI
IL CONTE D'ALBAFIORITA
MIRANDOLINA, locandiera
ORTENSIA, comica
DEJANIRA, comica
FABRIZIO, cameriere di locanda
SERVITORE del Cavaliere
SERVITORE del Conte
La scena si rappresenta in Firenze nella locanda di Mirandolina


Sia l'immagine a sinistra che quella a destra sono di pubblico dominio


<- Commedie del dottore Carlo Goldoni, 1753

Valeria Moriconi (Valeria Abbruzzetti) interpretò Mirandolina in una fortuna edizione teatrale nel 1965 ->


ATTO PRIMO
Scena prima

Sala di locanda
Il Marchese di Forlipopoli ed il Conte d'Albafiorita
Fra voi e me vi è qualche differenza
Presentazione psicologica del nobile squattrinato (che si rifugia nella diversità, quasi ontologica, datagli dalla discendenza: Fra voi e me vi è qualche differenza, Io son chi sono, protezione) e del mercante, borghese arricchito fino a comprarsi una contea (per lui importante sono i denari) e presentazione della loro disputa.
Inoltre ciascuno pretende di avere, in base alla propria condizione (nobile il primo, ricca il secondo), più diritto dellaltro ad amare Mirandolina, la Locandiera.

Scena seconda

Fabrizio e detti
Continua la disputa che diventa competizione: il Conte ha più strumenti per vincerla davanti a un terzo ora complice ora avversario del Conte.

Scena terza

Il Marchese ed il Conte
Continua la disputa senza Fabrizio. Ecco il diverso lessico dei due contendenti:
grado
VS
regali
vuol esser protezione
VS
voglion esser danari
esser buoni in un incontro di far un piacere
VS
esser buoni in un incontro di prestar cento doppie

Scena quarta

Il Cavaliere di Ripafratta, dalla sua camera e detti
Il Cavaliere di Ripafratta è sorpreso che il Conte e il Marchese disputino per una donna, quando lui non si lascerebbe mai ingannare da alcuna donna, genere che lui disprezza.

Scena quinta

Mirandolia e detti
Mirandolina, fatta chiamare dal Marchese, rifiuta l'invito ad andare nella sua camera e accetta, ma solo per non disgustare il signor Conte degli orecchini di diamanti montati alla moda. Il Cavaliere, comprendendo l'arte sopraffina di Mirandolina, approfitta invece per reclamare con disprezzo della biancheria migliore. Mirandolina lamenta i modi scortesi. Ma il Cavaliere non ha bisogno di far complimenti dove spende.

Scena sesta

Il Marchese, il Conte e Mirandolina
Inizialmente Mirandolina è presa dal desiderio di mandare via il Cavaliere dalla sua locanda, confortata dal Marchese, che le fornirebbe la sua protezione e dal Conte che pagherebbe i danari del mancato introito. Mirandolina rifiuta gli aiuti.

Scena settima

Fabrizio e detti
Un gioielliere chiede del Conte per mostrargli un gioiello da regalare a Mirandolina come accompagnamento degli orecchini.

Scena ottava

Il Marchese e Mirandolina
Il Marchese, esasperato per i regali del Conte, confida a Mirandolina di non volerla offenderla, obbligandola a dei regali. Lei gioca puntualmente con le parole del Marchese, verso il quale non mostra alcuna soggezione. La scena si chiude con il Marchese che maledirebbe la propria Eccellenza che non gli permette di sposare Mirandolina.

Scena nona

Mirandolina sola
Soliloquio di Mirandolina, con il quale, dopo aver dichiarato che non vorrebbe mai sposare il Marchese, perché le piace l'arrosto e del fumo non sa che farne, mostra di essere indispettita per il disprezzo del Cavaliere e si ripromette di farlo innamorare apposta.
La nobiltà non fa per me [=Marchese]. La ricchezza la stimo e non la stimo [= Conte]. Tutto il mio piacere consiste in vedermi servita, vagheggiata, adorata

Scena decima

Fabrizio e detta
La biancheria migliore reclamata dal Cavaliere a cui Mirandolina vuole - cosa nuova agli occhi di Fabrizio - poratarla di persona è l'occasione di confronto tra la padrona della Locanda e il suo servo. La prima mostra di giocare chiaramente coi sentimenti di Frabrizio ora lusingandolo per tenerlo in isperanza perché la serva con fedeltà, ora tenedolo in distanza perché la lasci libera di agire come più l'aggrada. Il secondo se ne avvede, ma rimane e sceglie di rimanere in quella trappola.

Scena undicesima

Il Cavaliere ed un servitore
Una lettera informa il Cavaliere che è morto il Conte Manna e che gli amici stanno maneggiando per dargli in moglie la sua unica nubile erede (di 150.000 scudi). Il Cavliere straccia la lettera: non vuole donne per i piedi. Non gli servono i 150.000 scudi finché vive solo. Non gli basterebbero se avesse una donna.

Scena dodicesima

Il Marchese e detto
Il Marchese cerca la compagnia del Cavaliere contro il Conte, ma lui lo rimprovera per questa debolezza verso le donne e questa rivalità per amore (e per una locandiera per giunta!)

Scena tredicesima

Il Servitore con una cioccolata e detti
Il Marchese beve la cioccolata del cavaliere e se ne esce dopo avergli scroccato anche uno zecchino d'oro

Scena quattordicesima

Il Cavaliere solo
Lamenta il fatto che il Marchese sia uno scroccone

Scena quindicesima

Mirandolina colla bianchera e detto
Con la scusa di portare biancheria migliore usa la sincerità come arma di finzione giocando sul terreno del cavaliere: libertà da innamoramenti, il potersi comportare in modo libero in assenza di malizia, la vera virilità non è innamorarsi subito di una donna e quindi derisione del Marchese e del Conte e preferenza per il Cavaliere, con cui potrà essere franco senza pericolo che s'innamori se avrà verso lui quel riguardo che come locandiera ha la convenienza di avere. Per congratularsi col Cavaliere gli prende anche la mano.
Scena cruciale

Scena sedicesima

Il cavaliere solo
Il Cavaliere è preoccupato: quella verità, quella scioltezza di dire hanno fatto breccia e vinta la sua prima resistenza. Per un poco di divertimento mi fermerei piuttosto con questa che con un'altra. Ma per fare all'amore? Per perdere la libertà? non vi è pericolo. Pazzi, pazzi quelli che s'innamorano delle donne!

Scena diciassettesima

Altra camera di locanda
Ortensia, Dejanira, Fabrizio
Fabrizio riceve Ortensia e Dejanira, da lui scambiate per dame a causa dei loro costumi di scena.

Scena diciottesima

Dejanira ed Ortensia
Dal loro dialogo si scopre che sono attrici: una preoccupata per i guai che possono derivare dall'equivoco, l'altra più ardita e propensa a sfruttarlo.

Scena diciannovesima

Fabrizio e dette
Fabrizio prende gli etremi delle "dame" che inventano il loro casato e la loro patria.

Scena ventesima

Mirandolina e dette
Mirandolina scopre subito la loro recita:
1) perché Dejanira ride semore e non sa reggere la parte,
2) perché non sono accompagnate.

Scena ventunesima

Il Marchese e dette
Il Marchese si presenta alle "dame" e sfoggia un fazzoletto per fare un regalo a Mirandolina e ostentare ridicolmente generosità e far colpo sulle nuove "dame" che mettono alla prova la sua generosità e comprendono come Mirandolina si prenda gioco di lui.

Scena ventiduesima

Il Conte e detti
Entra il Conte che fa la conoscenza di Ortensia e Dejanira. Il Marchese a voce bassa prima chiede a Mirandolina di mostrare il fazzoletto appena regalotole e poi a voce alta di non far sapere a tutti quello che lui fa. Ma il Conte ruba la scena al Marchese, sempre più ridicolo, prima regalando a Mirandolina un anello di diamanti con la stesse finiture degli orecchini e poi invitando a mangiare quelle che crede due dame, le quali, nonostate fossero già impegnate col Marchese, lo scaricano, comprendendone la superba povertà.

Scena ventitreesima

Mirandolina sola
Nel soliloquio Mirandolina dichiara al pubblico (verso il quale solo è sincera) disinteresse anche per il Conte che vorrebbe comperarla con i regali. Il suo interesse è far cadere con la sua arte il Cavaliere e ora grazie alle dame che le tolgono dai piedi i due pretendenti avrà campo libero.


ATTO SECONDO
Scena prima

Camera del Cavaliere con tavola apparechhiata per il pranzo e sedie
il Cavaliere e il suo Servitore, poi Fabrizio
Il Cavaliere passeggia con un libro. Fabrizio mette in tavola la zuppa
Il Cavaliere, parlando col proprio Servitore, scopre che è stato servito per primo, s'accorge che il Servitore stesso è stato incantato dalla Locandiera. Il Cavaliere incomincia a temere ella possa incantare anche lui e si risolve di tornare a Livorno.

(Per Bacco! Costei incanta tutti. Sarebbe da ridere che incantasse anche me. Orsù, doman me ne vado a Livorno.)

Scena seconda

Il servitore col lesso ed un altro piatto e detto
Il Cavaliere manda il Servitore a ringraziare Mirandolina per l'ottima salsa fatta apposta da lei con le proprie mani, ma riflettendo tra sé, riconosce che è proprio questa sua sincerità [che in realtà noi sappiamo essere arte] a piacergli, mentre odia le donne prorio perché sono finte e lusinghiere [e quindi non comprende che proprio ciò che odia è ciò che Mirandolina sta mettendoo in campo contro di lui].

Scena terza

Il servitore e detto
Il Cavaliere scopre dal Servo che riporta i ringraziamenti di Mirandolina che ella sta preparando con le proprie mani un altro piatto per lui e che il Conte è a tavola con due dame, mentre il Marchese è uscito. Il Cavaliere si sente obbligato per il privilegio riservatogli: pagarla il doppio, ma andare via presto. Riguardo al Conte mostra disprezzo per la debolezza di invitare subito due dame appena conosciute (a lui farebbero passare l'appetito).

Scena quarta

Mirandolina con un todo in mano ed il Servitore e detto
Scena magistrale, che presenta l'arte raffinata di Mirandolina: ella entra con un piatto contenente un intingoletto fatto colle sue mani, servendolo di persona, nonostante le proteste del Cavaliere che non ritiene questo un compito della padrona della locanda. Lei si schernisce chi son io? Una qualche signora? e attende finché il Cavaliere non abbia assaggiato e dato un lusinghiero giudizio sulla qualità dell'intingoletto. Il Cavaliere chiede al proprio servitore del vino di Borgogna e Mirandolina loda la sua scelta e l'accoppiamento con il piatto appena portato. Uno scambio di battute sul buon gusto di lei, e sul fatto che poche volte s'inganni, anche se questa volta si è ingannata nel credere che il Cavaliere meriti di essere distinto dagli altri, secondo lui. Mirandolina dichiara di avere attenzione per tutti i clienti, ma che ve ne sono d'ingrati. Il Cavaliere nel dichiararsi non ingrato mostra segni di cedimento che lei con finta ingenuità simula di non cogliere. Mirandolina riesce a farsi offrire un bicchiere di Borgogna, che con grande astuzia, precedendo il servitore che porta un bicchiere pulito, beve direttamente da quello del Cavaliere (Beverò le sue bellezze), poi per paura che il vino non le faccia male, si fa dare del pane, ma mostra con entrambe le mani impegnate di essere impacciata nel fare la zuppa (il pane nel vino) e riesce così a farsi invitare dal cavaliere a sedere, cosa che prontamente rifiuta dichiarndosi non degna e poi, dietro insistenza di lui, dichara di temere cosa otrebbe succedere se lo venissero a sapere il Conte e il Marchese, che più volte l'hanno voluta obbligare alla loro tavola, ma mai lei aveva consentito. Finge, insistendo lui, di farlo solo per obbedire. Lei brinda a tutto ciò che dà piacere al padrone e quindi non alle donne che lui non può soffrire, invitandolo a conservarsi così. Lui le confida di temere che lei possa riuscire a fargli mutare natura. Lei si schernisce e finge di credere che lui voglia burlarla. Con un felice ossimoro il Cavaliere dichiara che lei è la prima donna di questo mondo, con cui ha avuto la sofferenza di trattar con piacere. Lei ammette che a volte anche tra persone che non si conoscono a volte emrgono particolari affinità e che anche lei prova per lui ciò che non ha mai sentito per alcun altro. Lui le rivela che teme lei voglia fargli perdere la quiete. Ma Mirandolina subito gioca sul piano del Cavaliere invitandolo a non avere le stesse debolezze degli altri, altrimenti non sarebbe più venuto da lui. E qui con arte suprema Mirandolina ammette di provare qualcosa di totalmente nuovo, ma dichiara di non voler certo impazzire per un uomo e per uno poi che odia le donne e che forse sta giocando con i suoi sentimenti solo per poi burlarsi di lei: e così Mirandolina finge di attribuire a lui esattamente ciò che sta facendo lei con lui.
Scena quinta

Il Marchese, e detti
Il Marchese entrando fa cercare a Mirandolina una scusa e, spacciandosi per intenditore, scrocca del Borgogna.

Scena sesta

Il Servitore coll'uova, e detti
Mirandolina invita il Marchese ad assaggiare il suo intingolo e il Marchese chiede a Mirandolina di rimanere per assaggiare un suo preziosissimo vin di Cipro. Lei insiste per andare e resta solo per far piacere al cavaliere con cui ha uno scambio di batture sottovoce. Bevuto il vin di Borgogna il Marchese lo ritiene di poco valore e serve da una piccola boccetta, su cui i due vicini bisbigliando ironizzano, gocce del suo prezioso vino. A bassa voce il Cavaliere e Mirandolina lo disprezzano, ma mentre il primo lo loda davanti al Marchese, la seconda dichiara invece la sua pessima qualità stoccando il primo con le parole Lodo chi sa fingere, ma chi sa fingere in una cosa, saprà fingere nell'altra ancora, fingendo, con suprema bravura, di non potersi fidare del Cavaliere perché finge, quando lui non finge con lei, che finge tutto con lui. Vi è un altro scambio di parole sottovoce su come si vanta il Marchese (instaurando una complicità con lui) con lode da parte di Mirandolina per la forza del cavaliere che resiste alle donne e lode del cavaliere per Mirandolina che sa vincere tutti gli uomini (Tutti no corregge con finzione lei, che sa di starlo vincendo - Tutti si ammette con sincerità lui). Il Marchese manda tre bicchierini in dose omeopatica del suo vino al conte e alle dame e dichiara il suo amore per Mirandolina: se non è geloso del Cavaliere è dovuto solo alla consapevolezza che lui odia le donne.



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