Aeneadum genetrix, hominum divomque voluptas
Lucretius, De rerum natura, I, 1-43

Oscar Testoni, ultima edizione: 27/09/2021

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Aeneadum genetrix, hominum divomque voluptas,
alma Venus, caeli subter labentia signa
quae mare navigerum, quae terras frugiferentis
concelebras, per te quoniam genus omne animantum
concipitur visitque exortum lumina solis:
te, dea, te fugiunt venti, te nubila caeli
adventumque tuum, tibi suavis daedala tellus
summittit flores, tibi rident aequora ponti
placatumque nitet diffuso lumine caelum.




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Inno a Venere
L'inno a Venere e l'intero poema si aprono con tre vocativi (genetrix, voluptas, alma Venus), una triplice invocazione a Venere a cui segue una coppia di subordiante relative riferite a Venus (quae concelebras mare navigerum subter signa labentia caeli, quae [anafora di quae] concelebras terras frugiferentis[-es]), una coppia di subordinate causali (quoniam per te omne genus animantium concipitur, et visit lumina solis), a cui è subordinato (per precisione alla seconda causale) un participio perfetto con valore temporale (exortum: "una volta nato") e infine la principale (te, dea, te fugiunt venti) seguita da coordinate.
- Aeneadae, -arum: patronimico proprio della poesia epica, usato per indicare i Romani, discendenti di Enea (e quindi di Venere, madre di Enea) - Il genitivo plurale Aeneadum per Aeneadarum è arcaico (Cantarella-Guidorizzi - Einaudi) o di forma greca (Menghi-Gori - Bruno Mondadori). L'espressione si trova anche in un graffito della Basilica di Pomepei e verrà ripresa da Ovidio in Tristia 2, 262: Aeneadum genetrix unde sit alma Venus, che riprende anche la terza invocazione.
- voluptas traduce il greco hedoné (ἡδονἠ), con cui Epicuro indicava il fine ultimo e l'ideale supremo dell'uomo e della divinità: l'atarassia. Per la Garbarino (Paravia) oltre all'atarassia qui indica anche l'attrazione sessuale, che garantisce la continuità della vita. L'identificazione di Venere con piacere prima ancora che in Epicuro e in Lucrezio è stata nell'Inno omerico ad Afrodite e in Platone (De Bellis - Loffredo) - divom è arcaismo per divorum/deorum. Gli arcaismi hanno come obiettivo quello di innalzare lo stile e ricollegare la propria opera alla tradizione del poema epico, che per ora per la letteratura latina è ancora rappresentata da Ennio. Le prime due invocazione a Venere sono scandite in due emistichi.
- alma, aggettivo formato con la radice di alo, "nutro", qualità propria della balia: "datrice di vita".
- La relativa è da riordinare così quae concelebras mare navigerum subter signa labentia caeli: come già detto quae si rferisce a Venus
- concĕlĕbro (più intenso di cĕlĕbro), -as, -āvi, -ātum, -āre: "popolare, affollare", transitivo con oggetto mare navigerum (mărĕ - maris, neutro particolare della III decl. con l'abl in -i, e casi retti plurali in -ia e il gen. p. in -ium) - navigerum (aggettivo) è una neoformazione lucreziana (da navis + gero: "che porta/sorregge le navi")
- subter (prep. + ACC, ma altrove si trova anche con l'ABL) - signa (plurale del neutro signum, -i, qui, grazie anche al compl. di specificazione caeli che lo determina, inequivocabilmente nel senso di "costellazioni") sono dette labentia (participio presente, concordato con il neutro plurale, di lābor, lābĕris, lapsus sum, lābi "scivolare") a indicare il lento e uniforme movimento delle stelle (De Bellis), ma anche apparentemente discensionale (Garbarino), appunto "scivolare, scendere giù, cadere", proprio del verbo lābor.
- La seconda relativa si può riordinare così: quae concelebras terras frugiferentis, con l'attributo frugiferentis che sta per frugiferentes, altra neoformazione lucreziana da fruges (frux, frugis: "frutto, messe") e fero (fĕro, fĕrs, tuli, latum, fĕrre: portare, ma anche generare)
- causale: per te quoniam genus omne animantum / concipitur da riordinare in quoniam per te omne genus animantum (animantium) concipitur: l'anastrofe mette in rilievo il per te: è grazie all'opera di Venere che tutte le creature hanno vita (De Bellis) - animantum è la forma atematica del genitivo plurale del participio presente (animatium) del verbo animo (ănĭmo, -as, -āvi, -ātum, -āre: "animare, vivificare, riempire di fiato")prefertita in poesia alla forma tematica regolare (animatium) per motivi metrici, perché darebbe luogo a un cretico ¯ ˘ ¯ che non può trovare posto in un esametro. - concĭpĭo, concĭpis, concepi, conceptum, concĭpĕre: concepire
- seconda causale, con participio dal valore temporale (anteriorità): visitque (exortum) lumina solis: vīso, vīsis, visi, visum, vīsĕre: vedere attentamente, contemplare - lumina, plurale poetico di lūmĕn, luminis, neutro, da tradurre al singolare - solis, genitivo di sol - exortum participio perfetto, con valore di anteriorità, concordato con genus (neutro) di exŏrĭor, exŏrīris, exortus sum, exŏrīri (dopo che è nato, appena nato): i tre verbi concipitur, exortum, visit, mostrano una successione nella generazione: il concepimento, la nascita, il vedere/contemplare la luce del sole.
- Finalmente la principale: te, dea, te fugiunt venti: venti (NOM.plur., soggetto) fugiunt (fŭgĭo, fŭgis, fugi, fugitum, fŭgĕre, l'uso transitivo nel senso di evitare) te (ripetuto anaforicamente tre volte), dea (vocativo). Quindi se i venti (invernali) fuggono Venere, questa viene ad assumere il significato di primavera e quindi i venti invernali cedono il posto ai dolci venti primaverili
I coordinata: te nubila caeli / adventumque tuum: nubila (Nominativo plur. neutro di nubilum, cielo nuvolso, ma al pl. nuovole) caeli (genitivo) (figiunt) te (primo complemento oggetto) et adventum tuum (secondo complemento oggetto): quindi l'arrivo di Venere/primavera allontana i bui cieli invernali. L'anafora te...te...te... mette in risalto Venere/primavera
II coordinata: tibi suavis daedala tellus / summittit flores: daedala (daedalus, -ă, -um, industriosa [stessa radice del verbo greco daidàllein: "lavorare con arte"] tellus (tellūs, telluris, f.) summittit (summitto, -is, summisi, summissum, -ĕre sub + mitto: abbattere, sottomettere, ma anche lasciare crescere, produrre)tibi (dativus commodi, ovvero dativo di vantaggio, ma c'è chi lo considera come retto da summitto: "fa nascere ai tuoi piedi, al tuo passaggio") suavis(es) flores (ACC. plur.: attributo + complemento oggetto in iperbato)
III coordinata: tibi rident aequora ponti (anche tibi come già prima te è ripetuto e all'inizio della proposizione a mettere in rilievo Venere/primavera generatrice): aequora (plurale del neutro aequŏr, aequŏris, "distesa d'acqua") ponti (GEN. del sostantivo maschile della II pontus, -i, "mare") ridet (rīdĕo, rīdes, risi, risum, rīdēre) tibi (DAT)
IV coordinata: placatumque nitet diffuso lumine caelum: et caelum placatum (rasserenato) nitet (nĭtĕo], nĭtes, nitui, nĭtēre, risplendere) diffuso lumine (ABL di causa).
Nam simul ac species patefactast verna diei
et reserata viget genitabilis aura favoni,
aeriae primum volucris te, diva, tuumque
significant initum perculsae corda tua vi.
10 Nam con valore esplicativo, simul ac, non appena, species .... verna (NOM. - soggetto in iperbato: spĕcĭēs, speciei, sostantivo femminile: vista, spettacolo, aspetto, vernus, vernă, vernum, agg. primaverile) diei (GEN. di dĭēs), patefactast (aferesi per patefacta est perfetto di pătĕfăcĭo, pătĕfăcis, patefeci, patefactum, pătĕfăcĕre, aprire, manifestare, passivo con valore medio, 'si è mostrato' - Garbarino -, ma altri intendono il perfetto nel senso di un ripetersi costante dell'azione, sottolineandone l'anteriorità rispeto al significat - De Bellis -, 'si schiude, si manifesta').
Al sostantivo aura, nominativo femminile della prima declinazione, 'il vento, la brezza, il soffio', che svolge la funzione di soggetto, è coordinato il participio perfetto reserata (rĕsĕro, rĕsĕras, reseravi, reseratum, rĕsĕrāre), composto di re + sero (chiudere), che significa 'aprire, disserrare", restituendoci l'immagine mitologica di Eolo che libera dal proprio antro i venti. L'aggettivo genitabilis (forma più rara del più comune genitalis), 'fecondo, vivificatore' e il nome Favoni sono genitivi del soggetto. Favonio è il nome con cui i Romani chiamavano il greco Zefiro, vento tiepido della primavera (favonio ha la stessa radice di făvēre: 'essere favorevole, propizio'). Il predicato verbale è viget ([vĭgĕo], vĭges, vigui, vĭgēre: avere vigore), prende vigore.
Terminate le due subordinate temporali, eccoci alla principale: volucris (per volucres NOM. plur. femminile), 'gli uccelli', soggetto accompagnato dall'aggettivo aeriae (āĕrĭus, -ă, -um, 'aereo"), prīmum (avverbio, 'per primo', dunque gli aerei uccelli sono i primi ad accorgeresi dell'arrivo della primavera-Venere) significant (signĭfĭco, signĭfĭcas, significavi, significatum, signĭfĭcāre, 'manifestare, rivelare') te (complemento oggetto), diva (vocativo: 'o dea') tuumque (et tuum) initum (secondo complemento oggetto retto da significant, ĭnĭtŭs, -ūs è sostantivo maschile della IV declinazione, raro e di uso poetico, 'arrivo, inizio'). Perculsae è participio perfetto di percellĕre, concordato con volucres e accompagnato dall'accusativo di relazione corda (nei cuori) e dall'abaltivo di causa efficiente tua vi.
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Inde ferae pecudes persultant pabula laeta
et rapidos tranant amnis: ita capta lepore
te sequitur cupide quo quamque inducere pergis.

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- Ferae può essere interpretato sia come aggettivo di pecudes, nel senso di "animali selvatici", sia come sostantivo coordinato per asindeto con pecudes e quindi includendo sia "gli animali selvatici" che "gli armenti domestici". Sono in caso NOM. e sono da considerarsi il soggetto o i soggetti della frase.
- il predicato verbale persulto va qui inteso in senso transitivo di "percorrere saltellando" con oggetto pabula laeta
- laetus è un aggettivo che ha la stessa radice di laetamen, -inis ed è qui usato nel suo significato originario di "fertile, grasso, rigoglioso" (cosa che avviene appunto con il terreno rico di letame): dall'origine agricola si è passati poi a quello derivato di "lieto, propizio", conseguenza del primo senso in una società originariamente agricola.
- Il soggetto o i soggetti di tranant è/sonolo/gli stesso/i della proposizione precedente e l'oggetto del verbo in iperbato è rapidos amnis con amnis che sta per amnes (ACC pl. come rapidos)
Denique per maria ac montis fluviosque rapacis
frondiferasque domos avium camposque virentis
omnibus incutiens blandum per pectora amorem
efficis ut cupide generatim saecla propagent.
quae quoniam rerum naturam sola gubernas
nec sine te quicquam dias in luminis oras
exoritur neque fit laetum neque amabile quicquam,
te sociam studeo scribendis versibus esse,
quos ego de rerum natura pangere conor
Memmiadae nostro, quem tu, dea, tempore in omni
omnibus ornatum voluisti excellere rebus.
quo magis aeternum da dictis, diva, leporem.
effice ut interea fera moenera militiai
per maria ac terras omnis sopita quiescant;
nam tu sola potes tranquilla pace iuvare
mortalis, quoniam belli fera moenera Mavors
armipotens regit, in gremium qui saepe tuum se
reiicit aeterno devictus vulnere amoris,
atque ita suspiciens tereti cervice reposta
pascit amore avidos inhians in te, dea, visus
eque tuo pendet resupini spiritus ore.
hunc tu, diva, tuo recubantem corpore sancto
circum fusa super, suavis ex ore loquellas
funde petens placidam Romanis, incluta, pacem;
nam neque nos agere hoc patriai tempore iniquo
possumus aequo animo nec Memmi clara propago
talibus in rebus communi desse saluti.




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Oscar Testoni, ultima edizione: 27/09/2021


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